Schifezze di mare ... ovvero: materiali riciclati per il fermodellismo 

Alcuni accendini trovati in spiaggia.
Alcuni accendini trovati in spiaggia.

“La natura dà solo buoni frutti”, declamava una nota pubblicità di qualche anno fa. Purtroppo ai nostri giorni la natura soffre molto per le intense attività dell’uomo, e il mare in particolare.

Da molti anni, praticamente da sempre, trascorro le mie ferie a Cecina, un bel luogo di mare; si sa che il modellista al mare si annoia, visto che non può esercitare la sua “professione” e tende sempre a cercare qualcosa di attinente che faccia muovere le mani e la mente, anche in vacanza. E così, dato che io arrivo sul mare molto presto (prima delle nove), comincio subito armato di secchielli e bimba al seguito, a perlustrare la spiaggia. Inutile dire che nonostante abbia ricevuto la Bandiera Blu di Legambiente, sulla spiaggia si trova di tutto, specie dopo una mareggiata: tappi, bottigliette vuote, bombolette, flaconi di medicinali, giocattoli rotti, sacchetti, palline e ... accendini. Tantissimi accendini. Molte di queste cose hanno la proprietà di essere galleggianti e, una volta gettate in mare dalle navi e dalle barche, finiscono spesso il loro viaggio lungo le coste e sulle spiagge. Ma una buona percentuale di “monnezza” è abbandonata o persa dai bagnanti. È incredibile constatare quanti siano i fumatori e quante sigarette riescano a fumare in spiaggia. Penso che di questo passo, ci saranno più cicche che granelli di sabbia!Lo so, lo so, questo dovrebbe essere un articolo di modellismo, ma se avrete un attimo di pazienza, arrivo al punto. Tutto questo materiale di cui dicevo, finisce nei secchielli che, a perlustrazione terminata, sono colmi. Tornati sotto l’ombrellone, comincia la cernita; io e Stella separiamo le cose utili da quelle inutili. Quelle inutili finiscono, finalmente, nel cestino dei rifiuti della spiaggia. Quelle utili subiranno un’ulteriore fase di scelta e di “studio”. Dicevamo, gli accendini: non so se vi è capitato mai di smontarli, ma vi assicuro che sono una vera e propria miniera per noi modellisti. Al loro interno, infatti, vi sono moltissimi pezzi utili, quasi sempre di ottone, ma non solo: tantissime tipologie di minuscole guarnizioni in gomma, molle in acciaio di tutti i diametri e di tutte le lunghezze, cilindretti plastici e in alluminio. Inoltre ogni marca ha le sue caratteristiche meccaniche e quindi le sue soluzioni: ci sono accendini elettronici, piezoelettrici e non, e ognuno, al suo interno, ha un vero e proprio scrigno. Le foto rendono appena l’idea di tutta la gamma di minuterie varie che si possono recuperare da questi oggetti.

Parte dei pezzi recuperabili.
Parte dei pezzi recuperabili.

Lo smontaggio di questi accendini avviene quasi sempre sotto l’ombrellone (proprio per passare il tempo!) e senza alcun tipo di attrezzo per i modelli più semplici. Incomincio svitando il regolatore di flusso. Così facendo, il gas all’interno fuoriesce ed elimina il rischio di eventuali scoppi.

Rimuovo  innanzitutto la pietrina e la sua molla e la ruzzolina per l’accensione dalla testa dell’accendino ed accedo a tutto l’insieme di pezzetti interni, tutti utilissimi. Dopodiché separo i vari pezzi.

Raccolgo tutto in alcune bustine che mi porto sempre dietro e, una volta a casa, dopo una bella doccia continuo lo smontaggio dei tipi più complessi e inaccessibili.

 

Vastissimi sono gli impieghi di questi materiali recuperati (eccoci al punto!) nel nostro “campo”.

Alcuni dei pezzi in ottone, per esempio, già così come sono o con un semplice intervento di lima, possono diventare delle sezioni di colonna idraulica: come potete vedere dalle foto qui sotto la parte bassa della colonna costituita dal pezzo in questione riproduce perfettamente quella reale.

Anche il supporto della lanterna è fatto da un piccolo pezzo in ottone della meccanica di un accendino.

Anche il supporto della lanterna è tra i pezzi recuperati.
Anche il supporto della lanterna è tra i pezzi recuperati.

A volte, lavorandoli sul trapano, con una limetta e carta a vetro fine, alcuni pezzi sono diventati degli ottimi perni per i carrelli della E.626 in kit in scala N.

Il perno del carrello della E.626.
Il perno del carrello della E.626.

Nella scala più grande, invece, è possibile realizzare dei fischi, delle valvole o delle pompe dell’acqua per locomotive a vapore. Nelle foto seguenti, alcuni di questi particolari su una costruenda 675 (ex P 8) in H0 statica, della Revell.

Spesso alcuni sono stati utilizzati per riprodurre camini sui tetti degli edifici, ma non c’è limite alla fantasia.

Le molle, presenti in gran numero, le ho impiegate nell’E.428 (sempre in scala N) dell’ultimo Premio Muzio, per collegare i carrelli di estremità alle ruote sterzanti, in modo che possano assumere sempre la posizione dritta dopo le eventuali curve.

Alcune delle molle che è possibile recuperare.
Alcune delle molle che è possibile recuperare.
Molle al carrello della E.428.
Molle al carrello della E.428.

Questo sistema l’ho applicato anche a una delle E. 626 fotoincise di Mario Malinverno, in costruzione.

Altri elementi interessanti sono le guarnizioni in gomma di tutti i diametri e spessori; in ogni accendino ce ne sono in media 3 o 4. Anch’essi hanno trovato un’applicazione degna. Spesso li ho utilizzati per riprodurre gli pneumatici delle nostre minuscole auto e in qualche scenetta molto dettagliata, come gomme usate e abbandonate. L’effetto è sorprendente!

Ma non solo: tempo fa, dopo l’uso con l’aerografo di vernici alla nitro, mi sono accorto che alcune guarnizioni del prezioso oggetto si erano deteriorate. Ebbene, senza ricorrere a costosi e introvabili ricambi, ho usato quelle trovate negli accendini, delle quali ormai ho una gamma quasi infinita nei miei cassettini,e che addirittura sono superiori per qualità alle originali.

Guarnizioni utili per l'aerografo, ma non solo ...
Guarnizioni utili per l'aerografo, ma non solo ...

Insomma, che ve ne pare? Pensavate che in questi oggettini, o meglio rifiuti, si potessero trovare tante cose interessanti? Ma non è finita. Negli accendini di maggior pregio, solitamente elettronici, sono presenti un gran numero di piccole viti a testa svasata o tonda che, come potete immaginare, sono utilissime per chi, come me, autocostruisce. Nella mia E. 400 in N (l’articolo in uno degli ultimi Bollettini), le viti che ho usato provengono proprio da questi.

Quindi, guarnizioni, tubicini in ottone di tutte le fogge, molle di tutte le misure, pezzi dalle forme più varie, viti e microviti, perni e sezioni circolari di plastica e alluminio, una vera manna!

Accendini, ma non solo.

Un altro oggetto che è sempre presente in gran quantità sulle spiagge è la classica scatolina per le esche vive, che una volta era in cartone (più degradabile) e oggi (purtroppo!) viene realizzata in plastica, diventando quindi un rifiuto permanente, usata dai pescatori, e poi abbandonata sul posto.

Il modellista medio trova il rimedio anche in questo caso, riuscendo a trarre utilità per sé e salvaguardando l’ambiente, anche da comportamenti così incivili e così comuni.

Queste scatoline, accuratamente lavate, sono perfette per contenere tutte le minuterie che un modellista accumula in anni di elaborazioni.

Alcune parti di risulta nella scatolina.
Alcune parti di risulta nella scatolina.

Io personalmente, visto che lavoro a decine di cose quasi contemporaneamente, le utilizzo per contenere i modelli parzialmente

montati (e quindi con tutti i minuscoli pezzi ancora da applicare) o in fase di attesa per mancanza di ispirazione.

Ogni modello viene così salvaguardato e nessun pezzo (e i pezzi in N sono davvero molto piccoli!) viene mai perso.

Queste scatoline, inoltre, hanno il vantaggio di essere trasparenti, di plastica antiurto, di poter essere impilate ed hanno un ottimo coperchio a incastro che anche in caso di caduta accidentale, non si apre facilmente e ... non costano niente!

Scatoline delle esche riutilizzate.
Scatoline delle esche riutilizzate.

Insomma sembrano fatte apposta per contenere modelli in scala N in fase di costruzione e minuterie varie.

Beh! A questo punto vi chiederete il perché del titolo “Schifezze di mare”.

Inizialmente tutto era cominciato per ripulire la spiaggia dopo l’assalto dei bagnanti del giorno prima.

Mia figlia Stella quando era molto piccola, mi chiedeva:

- Babbo, ma cosa sono tutte queste cose che raccogliamo?

Io le rispondevo:

- Sono schifezze di mare!

Poi, piano piano, visto anche l’utilità modellistica di ciò che si trovava, è diventata una consuetudine.

Ora, spesso, la giornata in spiaggia, comincia così.

Do il buon esempio a mia figlia, aiuto l’ambiente, mi diverto e, una volta rientrato a casa, mi ritrovo ad avere cose utilissime per la mia passione, a costo zero.

Il bello è che, molti dei bagnanti che oramai conosciamo, quando arrivano alle 11 spegnendo le loro cicche nella sabbia mi dicono:

- Però, Carlo, questa spiaggia è davvero pulita!!!

Eh sì, ora è davvero pulita!

La spiaggia finalmente pulita!
La spiaggia finalmente pulita!

Sono sicuro che d’ora in poi, quando andrete al mare, questo articolo vi tornerà in mente, vedrete la spiaggia con occhio modellistico ... e i vostri cassettini di minuterie varie, si riempiranno di piccoli pezzi utilissimi.

Gran parte di questi pezzi sono recuperati dagli accendini.
Gran parte di questi pezzi sono recuperati dagli accendini.